Quante volte ti è capitato di venir contattato per un progetto e di scoprire che la data di consegna è fissata per due giorni dopo? In questi casi molti si fanno prendere dall’ansia, la scadenza diventa una spada di Damocle che pende sulle loro teste e non riescono a concentrarsi. Parlare di creatività, in questi casi, è davvero difficile.
Recenti studi hanno dimostrato come una certa dose di stress positivo sia l’ideale per mantenere focalizzata la mente e stimolare la creatività. I creativi “di mestiere” sanno che le deadline non sono limitazioni, bensì pretesti per trovare la giusta concentrazione. Lo psicologo Mihaly Csikszentmihalyi, autore di Flow, scrive "Contrariamente a quanto siamo abituati a credere, […] i migliori momenti della nostra vita non sono i passivi […] momenti di relax[…]. I momenti migliori di solito si verificano quando il corpo di una persona o la sua mente si tendono ai limiti dello sforzo, in un desiderio volontario di realizzare qualcosa di difficile e di cui vale la pena".
Il segreto sta nel modo in cui vivi questi momenti di stress. Cerca di riformulare la fonte del tuo disagio, non vivere la limitazione come una perdita bensì come un regalo. Con il tempo e l’esercizio scoprirai che sarà più semplice trovare l’idea giusta quando le tempistiche sono pressanti rispetto a quando hai –apparentemente- tutto il tempo a disposizione. L’eccessiva libertà porta a procrastinare, a rimandare le decisioni da prendere. Più tempo ti dai, più sarà difficile rimanere concentrato su ciò che devi portare a termine.
Per allenarti a vivere le deadline come opportunità ti suggerisco di iniziare praticando il “Timeboxing”. Conosciuto e ampiamente applicato nel campo dello sviluppo software, questa tecnica prevede di dedicare degli slot di tempo ben definiti a una serie di operazioni necessarie per portare a termine il progetto. Con delle tempistiche chiare non ci sono rischi di rimandare le attività e perdere tempo, a tutto vantaggio di un processo più veloce e snello.
Per iniziare, prova ad applicare il Timeboxing alla tua sessione di creative thinking. Essendo quest’ultima soltanto una delle fasi del processo creativo, ti consiglio di dedicarle almeno 10 minuti per un progetto piccolo, 20/30 minuti per un progetto complesso e 60/120 minuti per progetti molto complessi che richiedono più sedute di brainstorming nelle quali sono coinvolte molteplici persone.
E’ importante considerare che più tempo si dedica alla generazione delle idee, maggiore è la stanchezza intellettuale e fisica che inevitabilmente si accumula. Questo risulta dannoso soprattutto per coloro che si approcciano al percorso creativo per la prima volta. Quando ci si sente stanchi le idee faticano a venire, si prova rabbia, stress e si insinua in noi il dubbio di non essere capaci di creare. Perciò inizia l’allenamento al creative thinking con brevi sedute di 5/10 minuti e poi aumenta mano a mano che crescono le tue necessità.
8 Comments
Fabio Massimiliano
luglio 12, 2012 6:30 amQuesto è un articolo molto interessante. Mentre leggevo la parte iniziale mi è venuta in mente la meditazione dinamica e le motivazione che sottostanno a quella particolare tecnica. Penso anche io che le situazioni di stress possano essere estremamente produttive se vissute nella giusta maniera, e che la soddisfazione finale sarà tanto più grande quanto più complessa e stressante sia stata la fase iniziale.
Il “Timeboxing”, però, penso che sia difficilmente applicabile alla realtà creativa. Almeno non facilmente. Questa “programmazione” richiede esercizio e costanza, qualità che non sempre si sposano con le menti più fantasiose.
Comunque è un modo di concepire le cose che mi piace e che proverò a mettere in atto in numerosi ambiti. Tentar non nuoce:)
Elena
luglio 12, 2012 5:02 pmEccoci Fabio, problema risolto!
Alesatoredivirgole
luglio 12, 2012 8:03 pmEssendo uno sportivo (ormai ex purtroppo…) so per esperienza che nei momenti di maggiore stress riusciamo spesso ( ma non sempre) a dare il meglio di noi fornendo a volte anche prestazioni eccezionali.
Per fare questo pero’ servono allenamento, costanza e “forza” mentale.
Allo stesso modo sul lavoro ho imparato, o meglio ho dovuto imparare, a gestire sia i momenti di maggiore libertà sia i momenti super lavoro. Non utilizzo tecniche particolarmente schematiche o rigide, ogni progetto ha un suo “percorso” e di conseguenza a ciascuno dedico risorse ed energie. Inutile insistere se l’idea non arriva, meglio allentare la presa per ripartire più tardi con una visione differente e magari più critica. Purtroppo non sempre abbiamo tempo a sufficienza per poter staccare, in quel caso il tempo dovrebbe scorrere diversamente ma se e’ vero quanto dichiara Carlo Branzaglia nel suo libro “comunicare con le immagini” abbiamo una speranza, anche se molto molto piccola: “il tempo risente di campi gravitazionali forti … La curvature nella linea spazio-tempo fa si che il tempo a livello del mare scorra piu’ lentamente che non sull’ Himalya. Si tratta certo di differenze infinitesimali…”. Che fare quindi? Tutti a lavorare in montagna?
Fabio Massimiliano
luglio 13, 2012 10:27 amGrazie ! 😉
Interverrò più spesso. Il tuo blog rimane sempre uno dei più interessanti. Ci sono tanti spunti di riflessioni e le tue considerazioni – che le si condivida o meno – sono sempre non banali e stimolanti.
Ciao.
Angelo
agosto 13, 2012 6:31 pmUtile argomento, ho scoperto che, inconsciamente, in alcune circostanze ho utilizzato tale tecnica.
E diciamola tutti i migliori progetti sono quelli pensati all’ultimo minuto…
Elena
agosto 13, 2012 6:36 pmHai ragione Angelo, capita spesso che l’ultima idea sia la migliore. Di solito perché ha avuto più tempo per “lievitare”, ovvero un intervallo di incubazione maggiore durante il quale l’inconscio ha montato tutti i tasselli nei punti giusti. E poi diciamolo: alle volte un po’ di fretta è buona consigliera 😉
Angelo
agosto 13, 2012 6:44 pmcerto condivido..
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