Nelle scuole d’arte, uno degli esercizi propedeutici più comuni è la copia delle opere dei grandi artisti. Tra i miei preferiti vi è sempre stato Egon Schiele, pittore austriaco tra i maggiori artisti figurativi del primo '900, caratterizzato da linee taglienti e incisive, materiche e drammaticamente vive. Ricordo con piacere le ore passate a studiare quel tratto, a riprodurre con maniacale cura lo stesso segno, la stessa pennellata, quasi cercassi di imprimere in ogni cellula del mio corpo il suo stile.
Quell’esercizio era per molti monotono e apparentemente senza senso, almeno fino a quando il professore non ci chiese di ritrarre dal vivo una composizione, rappresentandola dal nostro personale punto di vista. Fu in quel momento che dalla mia mano, lungo la matita e sulla carta vidi fluire un movimento che non pensavo di possedere. Una dopo l’altra si delinearono delle figure disegnate con uno stile che non pensavo di conoscere, una linea che vagamente si ispirava a quella di Schiele ma che in realtà esprimeva tutto il mio io. Ognuno di noi, in quell’istante, provò la sensazione di aver trovato il “se stesso artistico”.
Twyla Tharp, una delle più grandi coreografe viventi, chiama questa capacità “muscle memory”, la memoria dei muscoli.
“E’ una delle forme di memoria di maggior valore […] E’ il concetto in base al quale dopo una pratica diligente e grazie alla ripetizione di certi movimenti fisici, il tuo corpo ricorderà quei movimenti per anni, persino per decenni dopo che avrai smesso di farli”.
L’espressione memoria muscolare viene spesso utilizzata come sinonimo di apprendimento motorio,
“una forma di memoria procedurale che coinvolge il consolidamento mnemonico di un compito specifico attraverso la ripetizione. Quando un movimento viene ripetuto nel tempo, si crea una memoria muscolare a lungo termine che permette la sua esecuzione senza sforzo cosciente. Questo processo riduce la necessità di attenzione e crea la massima efficienza nei sistemi di memoria. Esempi di memoria muscolare si trovano in molte attività quotidiane che diventano automatiche e migliorano con la pratica, come ad esempio andare in bicicletta, digitare su una tastiera, suonare una melodia su uno strumento musicale, ecc…" (fonte Wikipedia).
La memoria muscolare nasce dalla dedizione, dallo studio e dalla ripetizione fisica di atti creativi che ci ispirano. Può trattarsi di un grande danzatore, delle opere di un pittore, delle pagine scritte da un celebre romanziere. Spesso il semplice ricopiare un passo o un paragrafo da un libro rappresenta il punto di partenza della propria creatività.
Raymond Chandler, uno dei più celebri scrittori statunitensi di romanzi polizieschi, ammirava a tal punto Hemingway che si dedicò a scrivere storie e racconti copiando il suo stile con l’obiettivo di assorbire il più possibile il suo genio. Lo stesso fece Proust, che spese dodici anni della sua vita traducendo e studiando gli scritti dello storico dell’arte inglese John Ruskin.
Perciò se vi trovate davanti ad un progetto e non sapete da che parte iniziare, se siete alla ricerca di un’idea per un logo, o una layout e non avete nemmeno uno spunto, cominciate ispirandovi ad un designer che ammirate o ad una delle sue opere. Spesso basta questo piccolo gesto per scatenare un fiume di nuovi input.
E voi, che cosa fate quando le idee proprio non vogliono venire?
5 Comments
Alessandra Girardi
luglio 19, 2012 7:37 amBellissimo post.
Egon Schiele è uno dei miei favoriti in assoluto, il suo segno scarno e asciutto costringe a vedere l’essenza, il noumeno, dimenticando il fenomeno. Lo amo perché non ha nulla a che fare col mondo in cui viviamo, è una voce che mi ricorda dolorosa coerenza, tensione filosofica ed esplosione dell’es, tutte assieme.
Anch’io l’ho copiato e ricopiato infinite volte! Ricordo per esempio una notte passata a riprodurre sul mio foglio la pennellata febbrile del suo Abbraccio
Da lui ho imparato (o semplicemente alimentato una mia personale inclinazione) la sintesi e la freschezza di un tratto che è giusto al primo colpo, anche se è sbagliato 😉
Grazie per le tue belle riflessioni. Il mio commento esula un po’ dal senso che hai dato al tuo articolo, ma mi andava di soffermarmi sul lato “wow! Ho trovato un’altra persona che ama Schiele e lo ha ‘assorbito’!” 😀
Elena
luglio 19, 2012 9:37 amAlesatoredivirgole
luglio 19, 2012 11:05 pmEhhhh, quando le idee proprio non arrivano è un problema …!
Ispirarsi alle opere di artisti e/o designer è un’ottima idea per sbloccarsi o per trovare nuove soluzioni.
Personalmente mi ritrovo spesso ad osservare cartelli, oggetti o sagome che collego mentalmente ad attività che sto svolgendo in quel periodo. E’ un automatismo che ho imparato ad “ascoltare” col tempo e devo dire che a volte porta risultati interessanti.
Non è una attività di copia-incolla di quel che vedo, l’occhio cattura un concetto, una forma e la collega all’idea uscendo spesso anche da schemi mentali consolidati.
Un processo di questo tipo mi ha consentito di realizzare 2 progetti che hanno trovato ampio consenso nel 2010 in occasione del “Premio speciale nuove tecnologie – Dixean revolution”.
Però non si può essere sempre fortunati e, quando un’idea non arriva, sospendo la “ricerca” e mi dedico ad altro (guardandomi però sempre attorno). Dopo qualche ora o giorno riprendo gli schizzi/appunti precedenti e li rielaboro con occhio critico.
Mi ritrovo spesso a dover mettere insieme appunti presi su foglietti di qualsiasi tipo (anche carta da formaggio …) scarabocchiati in qualsiasi momento della giornata, importanti frammenti di idee da rielaborare.
Questo sistema lo utilizzo sia per documenti tecnici (es manuali che realizzo quotidianamente) che per altre attività di grafica o altro tipo.
Davide
Piergiacomo
luglio 30, 2012 8:50 pmfurono mesi di fulgore dopo aver visto una di quelle guache. Era solo un paesaggio di case e monti. Ma lo sentivi vivo più che un ritratto. Il cuore vi batteva dentro. L’eleganza dei colori rimetteva poi tutto in equilibrio al punto che non associavi proprio quelle visioni all’espressionismo. Kokoschka era espressionista. Lui no. Era l’assoluto, come Michelangelo.
Solo Klimt poteva stargli a fianco e sentivi che solo tra loro si intendevano al volo. Rifeci due di quei disegni, in trance, senza pensare, lasciando fare alla mano che andava da sola. Un’ora o due e avevo tirato fuori Schiele dal mio corpo, come un tarantolato.
Gazie Elena, sei la scoperta di qualcosa che si è smpre avuto dentro.
Piergiacomo
luglio 30, 2012 8:54 pmP.S.
In quegli anni passavo le giornate a far parlare il mio corpo in una scuola per arrivare a danzare Twyla Tharp.
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