Pillole di grafica

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La memoria dei muscoli: come insegnare alle mani ad essere più creative

Nelle scuole d’arte, uno degli esercizi propedeutici più comuni è la copia delle opere dei grandi artisti. Tra i miei preferiti vi è sempre stato Egon Schiele, pittore austriaco tra i maggiori artisti figurativi del primo '900, caratterizzato da linee taglienti e incisive, materiche e drammaticamente vive. Ricordo con piacere le ore passate a studiare quel tratto, a riprodurre con maniacale cura lo stesso segno, la stessa pennellata, quasi cercassi di imprimere in ogni cellula del mio corpo il suo stile.

Quell’esercizio era per molti monotono e apparentemente senza senso, almeno fino a quando il professore non ci chiese di ritrarre dal vivo una composizione, rappresentandola dal nostro personale punto di vista. Fu in quel momento che dalla mia mano, lungo la matita e sulla carta vidi fluire un movimento che non pensavo di possedere. Una dopo l’altra si delinearono delle figure disegnate con uno stile che non pensavo di conoscere, una linea che vagamente si ispirava a quella di Schiele ma che in realtà esprimeva tutto il mio io. Ognuno di noi, in quell’istante, provò la sensazione di aver trovato il “se stesso artistico”.

Twyla Tharp, una delle più grandi coreografe viventi, chiama questa capacità “muscle memory”, la memoria dei muscoli. Learn more

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Che cosa la bandiera del Giappone può insegnarci a livello di design

In questi giorni mi è capitato fra le mani uno dei libri di Bruno Munari che amo di più: “Arte come mestiere”. In questo volumetto il grande designer italiano raccoglie molte delle sue riflessioni sulla progettazione, la comunicazione visiva ed il design. Ogni pagina racchiude un insegnamento senza tempo che è possibile applicare ad una brochure come ad un sito web.
Proprio sfogliandone distrattamente alcune pagine, ho ritrovato il bel capitoletto “Il manifesto a immagine centrale”, nel quale si parla di manifesti ed impaginazione.
Munari offre questo interessante spunto:

“Esiste uno schema di manifesto al quale spesso i grafici fanno riferimento, per l’efficacia visiva, ed è la bandiera giapponese: un disco rosso in campo bianco. Perché questo schema così semplice ha molta efficacia visiva? Perché il campo bianco isola e stacca il disco da tutto ciò che lo circonda, da qualunque tipo di manifesto e perché il disco è una figura dalla quale l’occhio non si stacca facilmente. Infatti l’occhio (lo sguardo) è abituato a fuggire dalle punte, come dalla punta della freccia, per esempio.”

Ecco così riassunto da Munari che cos’è il “white space”, lo spazio vuoto attorno ad un elemento che concentra l’attenzione, focalizza lo sguardo e permette al messaggio di comunicare senza distrazioni e rumore di fondo. Learn more