Il celebre copywriter Eugene Schwartz, autore di 9 libri e di decine e decine di brillanti testi pubblicitari, durante la sua vita mise a punto una semplice tecnica per essere più produttivo. Una buona abitudine che nel tempo si è dimostrate la chiave vincente del suo successo. Ecco come funzionava…
Secondo Schwartz, la parte più dura del lavoro di copy è la ricerca. Studiare la documentazione, entrare nel dettaglio della filosofia aziendale, individuare i messaggi giusti sono fra i compiti più importanti ed impegnativi, che si tratti di comporre un testo o progettare un sito web.
La fase successiva, quella di scrittura, Schwartz la definiva “il lavoro impossibile”. Guardi la pagina o il monitor vuoto, le idee non si smuovono e tu cominci ad essere sopraffatto dall'ansia. Un processo comune nel quale anche molti designer prima o dopo si trovano. È in questo momento che la strategia di Schwartz si manifesta.
Per superare il blocco creativo, Eugene era solito munirsi di un comune timer da cucina, lo posizionava sulla scrivania e lo caricava a 33 minuti e 33 secondi. In questo intervallo di tempo poteva fare una o più di queste cose:
- bere una tazza di caffè (già pronta sulla sua scrivania)
- guardare dalla finestra, oppure osservare il muro
- rimanere seduto senza fare nulla per tutti i 33:33 minuti
- scrivere il copy del progetto al quale stava lavorando
Due sole cose non si concedeva di fare:
- alzarsi dalla scrivania per qualsiasi ragione
- fare altre cose da quelle descritte
La sua conclusione era semplice: con tutte queste limitazioni, la cosa più logica da fare per non annoiarsi era iniziare a scrivere!
Ed in questo modo, nell'arco di una giornata, separando le sessioni di scrittura con intervalli di 10/15 minuti, Schwartz riusciva a ricavarsi circa 3 ore e 20 minuti al giorno di sola scrittura.
I designer possono imparare molto da questa semplice tecnica. La creatività è una dote bellissima, ma alle volte prende il sopravvento: ci troviamo a fantasticare su mille progetti ma non riusciamo a metterne su carta nemmeno uno. Porre delle barriere, imporsi delle restrizioni è un modo utile e produttivo per incanalare il processo creativo e renderlo più produttivo.
Ognuno ha la sua tecnica personale per imbrigliare la creatività e concentrarsi sul progetto: qual è la tua?
7 Comments
Gianni
settembre 14, 2011 9:32 amQual è si scrive senza apostrofo!
Gianni
settembre 14, 2011 9:34 amE il verbo essere, così coniugato, si scrive è, non é.
Wivian
settembre 14, 2011 9:43 amInteressante spunto, effettivamente la costrizione può portarci ad avere accesso a quell’angolo di cervello dove la creatività risiede e che, a causa dell’ansia di produrre contenuti, in quel momento risulta offuscato piuttosto inaccessibile.
Ci proverò oggi stesso!
Elena
settembre 14, 2011 10:24 am@ Gianni
Grazie per il puntiglio con tanto di punto escamativo (mancava solo la penna rossa!).
Alle volte le giornate lavorative sono talmente piene che trovare il tempo di una buona revisione è decisamente difficile. Ci si concentra sui contenuti, ed alcuni refusi scappano, soprattutto in chiusura.
Elena
settembre 14, 2011 10:27 am@ Wivian
Fammi sapere se ha funzionato 😉
Fausto
settembre 16, 2011 2:11 pm@Gianni: si vede che hai colto l’essenza del post, dico davvero…
Wivian
settembre 21, 2011 10:28 am@Elena
Ha funzionato eccome! Ho tanti nuovi post in forno, grazie a questo utilissimo consiglio! Grazie ancora! 😉
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