Ok, lo ammetto: odio i moscerini. Sono un’animalista convinta ma questi insetti davvero non li sopporto. Ho provato a convincerli che il mio sangue non è il nettare che si aspettano, ma loro si ostinano a pungermi. Così accade che in certe serate diventi uno sniper professionista e mi metta alla caccia di questi piccoli vampiri. Ma cosa accade quando, individuata la vittima, lancio il temibile cuscino dell’Ikea contro il muro? Nasce del negative space.
Ciò che prima era un’immacolata parete bianca, dopo l’omicidio diventa una superficie negativa che ha un solo obiettivo: mettere in evidenza quell’odiosa macchia nera. Ed infatti è li che l’occhio di chiunque tenderà a focalizzarsi (il mio soprattutto!).
Il negative space (o white space) è una componente importante per indirizzare l’attenzione dell’osservatore. Capire come funziona e come servirsene è una competenza che ogni designer deve avere nel suo arsenale. A tal proposito vi suggerisco un esercizio creativo che migliorerà il vostro rapporto con questa importante componente comunicativa.
Scegliete un tema, prendete la vostra macchina fotografica e scattate delle immagini che lo rappresentino. Ma con una restrizione: l’inquadratura dovrà avere almeno il 60-70% di negative space. Vi sembra una pazzia? Guardate questi esempi…
In campo fotografico il negative space si realizza tramite campiture piatte di colore o texture, sfruttando fondi minimali o lineari, oppure attraverso un sapiente gioco di sfocature. L’obiettivo è di ottenere un soggetto chiaramente in evidenza e un secondo piano che passa inosservato.
Il senso di questo esercizio è stimolare la sintesi. Spesso siamo indotti a pensare che più cose diciamo, meglio è; gli stessi clienti ci obbligano a rimpinzare di informazioni pagine già dense. E così dimentichiamo il valore della sintesi, della semplicità.
Esercitarvi con il negative space vi aiuterà a ripulire i vostri messaggi visivi, eliminando il rumore di fondo ed evidenziando il senso.
Lo stesso esercizio può essere sperimentato in campo grafico prendendo spunto da classici del cinema oppure titoli di libri. E’ quanto hanno fatto numerosi designer ridisegnando le cover di celebri volumi, come testimonia questa bellissima gallery su AbeBooks.com
Buon lavoro e buona creatività
Se siete interessati ad approfondire il tema della creatività vi suggerisco di scaricare gratuitamente il white paper “Creative Thinking, l’arte di trovare l’idea giusta”. Troverete tanti piccoli suggerimenti per migliorare il vostro processo creativo!
5 Comments
Pikadilly
agosto 13, 2012 6:24 pmLa parete della mia camera da letto ha la stessa palette di Pimpa.
Articolo molto interessante. 😉
Elena
agosto 13, 2012 6:28 pm😀
Angelo
agosto 13, 2012 6:43 pmSembra cosa facile… avere 60-70% di negative space… meno cose da inserire in primo piano… il problema nasce nel 40-30% di positive space… prendo spunto da un articolo precedente “Timeboxing”
Elena
agosto 14, 2012 8:17 amCiao Angelo,
vedrai che non è affatto difficile. Raccogli la sfida? 😉
Angelo
agosto 14, 2012 4:22 pme perchè no
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